
HOW WILL WE LIVE TOGETHER ? BIENNALE ARCHITETTURA 2021
Il 22 maggio 2021 apre la Mostra a Venezia che mai come quest’anno assume un ruolo fondamentale nella prospettiva di cambiamento che sta coinvolgendo tutto il genere umano, Il tema della Biennale Architettura 2021 è.
HOW WILL WE LlVE TOGETHER ?
Questa edizione coinvolge autorevoli Architetti ma non solo, è rivolta a tutto il settore ed i relativi segmenti e noi siamo il primo anello di congiunzione per chi sceglie l’abitazione dove vivere.
Il nostro apporto può essere concreto nel “cambiamento” che sta avvenendo e che avverrà imposto dal cambiamento climatico, dal ruolo dello spazio pubblico nelle recenti rivolte urbane, dalle nuove tecniche di costruzione bio e dalle nuove esigenze dell’edilizia collettiva.
Noi siamo protagonisti di questo cambiamento come abitanti del mondo e nell’ambito della professione possiamo davvero approfondire la reale qualità di vita che proponiamo in un’abitazione intervenendo al fine di migliorarla.
Stefania L.
Uno stralcio dell’ intervento di
HASHIM SARKIS
Curatore della 17. Mostra Internazionale di Architettura
“Continuiamo ad abitare case e città costruite su idee di ‘bella vita’ ormai superate. La resilienza architettonica di questi spazi può anche essersi adattata alle nostre mutevoli esigenze nel tempo, ma essi hanno ormai raggiunto i limiti della loro flessibilità.
I nostri corpi hanno acquisito nuove protesi e, sempre più, la nascente libertà di esprimere generi fluidi. Si diversificano e si liberano dall’uniformità, ma i criteri architettonici di comfort sono ancora basati su approcci standardizzati che confinano il corpo e lo separano dal proprio ambiente. La nostra vita familiare si è evoluta e diversificata, ma continuiamo a replicare fino alla nausea il modello della casa familiare nucleare insieme agli intrinseci pregiudizi di gerarchia e privacy. Le nostre relazioni sociali sono diventate più diffuse e diversificate e tuttavia lo spazio della comunità è ancora incentrato su valori associativi che tendono a essere più chiusi in se stessi e claustrofobici. Le nostre città da tempo si sono espanse oltre il modello centralizzato di uso del territorio e gruppi di reddito separati, ma spesso continuiamo a pensare alla città ideale come a una città con un centro, gerarchie sociali organizzate spazialmente e con le spalle rivolte al rurale e alla natura. Soprattutto, siamo diventati sempre più consapevoli dei pericoli globali delle nostre pratiche spaziali, compresi i trasporti e i controlli ambientali, ma continuiamo a vivere come se fossimo soli su un pianeta passivo dotato di risorse infinite.” Parafrasando Prince, continuiamo a festeggiare come se fosse il 1999: “Party like it was 1999”.